L’importo medio mensile, pari a 308 euro, risulta variabile a livello territoriale, con un range che va da 242 euro per i beneficiari della Valle d’Aosta a 338 euro per la Campania. Complessivamente le regioni del Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quelle del Nord di 53 euro (+20%) e del Centro di 38 euro (+13%). L’importo medio varia sensibilmente, per costruzione della misura, per numero dei componenti il nucleo familiare, passando da 178 euro per i nuclei mono componenti a 435 euro per i nuclei con sei o più componenti.
Il lavoro cambia e mutano i pesi sul piatto della bilancia tra collaboratori e lavoratori dipendenti: tra il 2015 ed il 2016 sono crollati i cocopro, i collaboratori occasionali e gli associati in partecipazione ed è aumentato il numero di chi è andato ad infoltire le schiere dei lavoratori dipendenti privati. Ad incidere gli interventi legislativi degli ultimi anni. È quanto risulta dal Dossier dell’Inps sugli effetti del Jobs act che prende in considerazione gli anni tra il 2010 ed il 2016. Lo studio sugli andamenti della gestione separata per i lavoratori autonomi è stato elaborato, spiega l’Ente per rispondere alle richieste del Comitato amministratore del Fondo parasubordinati. In dettaglio, tra il 2015 ed il 2016 i collaboratori a progetto sono diminuiti del 54% passando da 376.774 a 173.801 e, nello stesso anno si sono ridotti notevolmente anche i collaboratori occasionali (-59%) e gli associati in partecipazione (-58%) nel 2016 rispetto al 2015.
"Una buona parte di queste riduzioni è dovuta ad una transizione in lavoro alle dipendenze", si legge nel dossier che mostra un calo complessivo totale di tutti i rapporti di collaborazione passati complessivamente da 1.111.684 nel 2015 a 917.888 del 2016 con un reddito salito dai 20.475 euro ai 22.849 di media con punte verso l’alto in Veneto, 28.387 euro, e in basso in Calabria con 10.735 euro. Nel 2015, inoltre, unico anno nell’arco di sei (tra il 2010 e il 2016) la quota di quelli che cessano di essere parasubordinati per diventare l’anno successivo lavoratori dipendenti privati a tempo indeterminato è più della metà, il 60,8%: un dato che secondo l’Inps "è soprattutto ascrivibile, alla cosiddetta decontribuzione triennale".